Romano per eccellenza………Abbacchio Scottadito !

E’ senz’altro difficile trovare parole adatte ad esaltare ” l’Abbacchio” per quanto vale e merita. L’abbacchio Romanesco. Abbacchio da “abbacchiare”, che sta per “abbattere”, per macellazione. A Roma, scrive Chiappini nel suo Vocabolario romanesco , “si chiama abbacchio il figlio della pecora ancora lattante o da poco slattato; agnello il figlio della pecora presso a raggiungere un anno di eta’ e già due volte tosato. A Roma la stagione degli abbacchi comincia in autunno e finisce in primavera ; quella degli agnelli dura tutta la primavera:comincia a Pasqua e finisce il 24 Giugno con San Giovanni. Durante il periodo estivo non si trovano ne abbacchi ne agnelli.

Quindi possiamo affermare tranquillamente che se non e’ proprio il timone , l’abbacchio rappresenta l’albero di maestra del magnifico vascello che e’ la cucina di Roma e del Lazio.l piatto e’ di una semplicità’ unica e gli ingredienti sono pochissimi: Costolette di Abbacchio
Olio (una volta si usava strutto liquefatto), sale e pepe cotte sulla brace e mangiate velocemente talmente calde che appunto ti scotti le dita!!

Pertanto do’ la parola ad un poeta : Il romanesco Augusto Bellini

Braciolette d’abbacchio scottadeto

Agguanta le braciole de l’abbacchio
schiaccia la ciccia come ‘na frittella
e attento all’osso, quello è na stampella
che se la stacchi sorte un bell’inguacchio.
Quanno che cià la forma d’un pennacchio
co’ sale, pepe e ojo pe’mantella,
attizzi er foco de la carbonella
e si te scotti non sei bono a un cacchio.
Ce piazzi ‘na graticola, e li sopra
ce svorti la braciola, ma stà attento,
l’ojo che smamma t’arovina l’opra!
Appena e’ tutta d’oro in ogni parte,
dovresti divoralla sull’istante.
E’ come si t’aggusti un’opra d’rte

Io ho usato il mio olio Novello 2009 Bassano Romano (Vt)